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Dallo scarto alla vita nuova

Pubblicato il: martedì 24 Dicembre 2024

Natale è la festa degli umili e dei semplici, perché Dio si manifesta nella semplicità e nella povertà. Egli accetta l’umiltà e la fragilità della nostra storia personale, viene e supera tutte le distanze, si fa vicino a noi, come le cose più semplici e quotidiane dell’esistenza. È lo stile di Dio quello di scegliere ciò che al mondo è scartato e marginato per ridare nuova vita e renderla più preziosa.

Questo ci insegna il mistero dell’Incarnazione, e questo è il messaggio che ho voluto dare con il mio presepe Dallo scarto alla vita nuova, esposto questi giorni tra i 100 Presepi in Vaticano.

Il mio presepe illustra proprio il Mistero che da sempre affascina e attrae l’umanità. Dio ci parla con la tenerezza e il linguaggio di un Bambino, ci insegna ciò che è essenziale per la nostra vita.

Il titolo Dallo scarto alla vita nuova richiama alle grandi sfide attuali in un mondo che affronta continue sfide – sociali, economiche e ambientali -, ci ricorda che ciò che sembra perduto o scartato può essere accolto e trasformato in una realtà preziosa. Porta un messaggio di speranza e di rinascita.

L’opera mette la Grotta della Natività al centro di tutto, è l’unico luogo che non ha una porta, questo significa che il cuore è chiamato a non essere chiuso, ma aperto, libero, capace di accogliere tutti. Il pastore, il primo ad ascoltare il messaggio divino, risponde mettendosi in cammino portando con sé anche le pecore scartate verso la Grotta, per un incontro di amore e di stupore.

I mestieri riproposti nel presepe rappresentano la vita e ci richiamano a valorizzare la semplicità dell’attività quotidiana, a saper stare insieme, dove tutti si sentono fratelli e creano una comunità di pace.

Quando viviamo la fraternità alla luce del sacramento della povertà e della semplicità, impariamo a riconoscere in ogni persona il volto di Cristo, e così costruiamo una vita nuova, basata sulla giustizia, sull’amore e sul rispetto per ogni vita umana, specialmente per chi è più vulnerabile.

Si è fatta particolare attenzione all’utilizzo di materiale riciclato come il polistirolo, il legno di vecchie cassette di frutta, plastica, giornali, cartone, avanzi di stoffa ecc., dando prova che lo “scarto” può essere una risorsa in favore dell’impegno ecologico.

Il natale, allora, sia per tutti un’opportunità di rinascita. Spalanchiamo il cuore alla novità che Dio vuole realizzare con noi e attraverso di noi. Siamo tutti fratelli!

Celebrare il Natale è un invito alla speranza, e questa speranza è offerta a tutti, nessuno escluso. Auguri di buon Natale e un Anno giubilare carico di pace e gioia a tutti.

Sr. Loreda Spagnolo, SMI

“Dallo scarto alla vita nuova”, il presepe di Suor Loreda in Piazza San Pietro

In preparazione al Natale

Pubblicato il: sabato 21 Dicembre 2024

Nella casa di riposo di Vermicino delle Suore Missionarie dell’Incarnazione, si è tenuto un incontro con Padre Gennaro Rosato, con i parenti delle ospiti, in preparazione del Natale, una bellissima riflessione che a volte non si considerano leggendo il Vangelo. Infatti, nella lettura dell‘Annunciazione dell‘Angelo Gabriele a Maria sono presenti vari personaggi, oltre a Dio, l’altissima figura principale nell’ascolto di Maria.

Anche la visita di Maria ad Elisabetta ci fa capire come noi dobbiamo essere disposti nell’ascoltare gli altri e condividere con loro le situazioni che stanno vivendo.  È il Signore Dio come un’artista che nella sua creatività li stupisce ogni giorno iniziando dal sorgere del sole alla natura che ci circonda dalla pioggia all’arcobaleno. Da noi stessi che, quando la mattina ci guardiamo allo specchio e ci studiamo della meraviglia che Dio ha fatto “l’uomo”.

Osservando la croce vediamo il grande amore che Dio ha avuto per noi donandoci suo figlio “Gesù”. È stato un incontro bellissimo dove Padre Gennaro ha creato un colloquio di serenità e di confronto con le nostre riflessioni e quelle delle Suore presenti è stata una bellissima esperienza sia per il cuore che per l’anima.  Per questo ringraziamo le Suore e per questa iniziativa.

Buone feste a tutti che Dio ci benedica.

SPUNTI DI NATIVITÀ

Pubblicato il: venerdì 20 Dicembre 2024

Oggi il tempo di Natale viene presentato attraverso varie sfaccettature, prevalentemente di natura consumistica. Basti pensare ai vari programmi televisivi dove si vedono servizi in cui le persone sono intente a fare shopping, ad acquistare regali da poter donare ai propri cari, file kilometriche fuori dai centri commerciali, gente che pazientemente aspetta fuori dai negozi.

Ma per quanto riguarda la vera essenza del Natale, della natività di Gesù Cristo, del viaggio pieno di paura e di ansia che hanno affrontato Maria e Giuseppe per raggiungere Betlemme e della successiva fuga verso l’Egitto, delle condizioni in cui Maria ha dovuto partorire il Bambino Gesù qualcuno si è mai chiesto qualcosa? Qualcuno si è mai provato a mettere nei panni dei personaggi di quest’evento che avrebbe sconvolto il mondo?

Allora con questo piccolo articolo andremo a visualizzare i protagonisti della vicenda e proveremo a dare qualche spunto riflessivo cercando similitudini tra le vite dei protagonisti e le nostre.

Vediamo chi sono i protagonisti:

  1. Gesù
  2. Maria
  3. Giuseppe
  4. I Magi
  5. Erode

Se c’è una cosa che mi ha sempre appassionato del mio percorso di Fede è notare come, nonostante millenni di distanza, molti personaggi che troviamo nei Vangeli o nei racconti della Bibbia adottino o usino comportamenti che sono simili o identici ai miei.

Oggi mi voglio soffermare in particolar modo su Giuseppe, Maria, i Magi ed Erode.

Partiamo da Maria e Giuseppe. Provando a metterci nei loro panni, quante volte anche noi abbiamo affrontato sfide simili? Sarà capitato sicuramente a ciascuno di noi di dover affrontare momenti, eventi e situazioni in cui ci era richiesto coraggio. In cui ci era richiesto di alzarci, prendere il nostro cammello e avviarci, nonostante l’ansia e il panico fossero i padroni del momento.

Se ci pensi bene, tutte le volte che ti alzi, che con coraggio affronti le sfide che il quotidiano o la vita ti mettono davanti, qualunque esse siano, stai agendo esattamente come Maria e Giuseppe che si sono prodigati per salvare la vita a Gesù.

L’amore e il coraggio sono le due armi che i nostri due Genitori (perché Maria e Giuseppe sono Madre e Padre anche per noi) hanno utilizzato sia per la nascita di Gesù sia nella fuga.

Proprio la fuga è un atto di grande coraggio. Anche se non sembra, la fuga richiede una forza d’animo differente. Basti pensare a Gesù che nel deserto “fugge” sottraendosi al quesito del demonio che lo tentava oppure a Santa Teresina di Lisieux che per evitare di peccare a causa di qualche sua consorella brontolona “fuggiva” in altre stanze del convento. Il paradosso Cristiano sta proprio nella fuga.

Un atto che tutto sembra tranne che eroico ma che in realtà dona una grande pace e una gioia mai visti. Infatti fuggendo Maria e Giuseppe hanno potuto salvare la vita a Gesù.

Anche noi quindi siamo chiamati ad armarci di coraggio ma soprattutto a fuggire quando serve soprattutto se ci troviamo davanti alle tentazioni.

Quando parliamo dei Magi la prima immagine che ci salta in mente è sicuramente quella delle statuine che mettiamo nel Presepe, ma questi tre personaggi ci insegnano una grande cosa. La Fiducia!

Potrebbero sembrare personaggi che vengono buttati lì nella storia, famosi solo per i doni che portano al Signore quando in realtà la loro figura ci dona un grande esempio di Fiducia in Dio che anche noi nel nostro piccolo siamo chiamati ad allenare.

Infatti quanti di noi al posto dei Magi si sarebbero fidati della famosa “Stella Cometa” che li avrebbe guidati da Gesù? Sicuramente non molti di noi, fragili e diffidenti come siamo.

Ecco magari l’esempio dei Magi può essere quello spunto dove anche personaggi che nella storia della Salvezza sembrano avere un ruolo marginale (poiché come sappiamo dopo la nascita tornano nel loro paese e non sappiamo più nulla di loro) danno invece una grande scossa nel coltivare la fiducia in Dio.

E soprattutto ricordiamo, in vista del Giubileo, che coltivare la Fiducia aiuta ad allenare anche la virtù della Speranza!

Infine parliamo dell’ultimo personaggio, Erode, colui che si è sentito usurpato di una carica, che detta in termini romani “rosica” della nascita di un altro Re.

Erode quindi viene ricordato solamente per le sue stupidaggini eppure quante volte anche noi siamo un po’ come Erode?

Proviamo a renderci conto di tutte quelle volte in cui, ad esempio, un compito, un posto o un ruolo ci vengono tolti o anche solamente veniamo informati che potremmo perderli. Secondo voi qual è la reazione che subito si insinua nel nostro animo?

Lo ammetto, io sono un po’ rosicone come Erode.

Però è questa l’ultima parola sulla mia vita? Rosicare come Erode mi definisce?

Non penso proprio!

Perché noi siamo molto altro che semplice fastidio per la perdita di un posto, noi siamo qualcosa di più profondo e il Signore lo sa, infatti ci ama infinitamente nonostante i nostri peccati.

Per concludere, vi invito a prendere sempre spunto dalle figure Bibliche, perché in Essi potreste trovare persone che come voi hanno affrontato ansie, sfide e paure e tenete d’occhio anche coloro che si sono rivelati personaggi sciocchi o pessimi come Erode perché anche da loro possiamo imparare qualcosa, come ad esempio scegliere il bene e l’amore sempre invece del male.

Vi auguro un buon Natale, grazie per aver letto il mio articolo e che il Signore Gesù vi benedica.

Alessio Pulcinelli

Studente Ecclesia Mater.

ANNO SANTO DEL GIUBILEO 2025

Pubblicato il: martedì 17 Dicembre 2024

Pellegrini con un salvacondotto: la Speranza che non confonde

 

Prime ore del mattino. Stazione Barberini linea A della metropolitana. Alcuni operai stanno raggiungendo il loro posto di lavoro ancora un po’ assonnati. Indossano scarpe antinfortunistiche e tute ripulite, ma evidentemente consumate dalle loro fatiche. Sulla lunga scala mobile si confondono tra dipendenti pubblici, uomini in divisa, badanti, un paio di funzionari in giacca e cravatta e alcuni studenti.

  I pellegrini, invece, si muoveranno prevalentemente in gruppi. Arriveranno equipaggiati di catechesi, momenti di preghiera organizzati prima o durante il viaggio. Vestiranno cappellini e zainetti colorati. Si muoveranno per età (giubileo dei bambini, delle famiglie, dei giovani…) o per categorie (lavoratori, sportivi, scuola e università…). Gli uni e gli altri attraverseranno Roma e le sue piazze, con obiettivi chiaramente diversi, ma forse del tutto ignari che l’Anno Santo, ogni Giubileo, lascia inevitabilmente segni indelebili del suo passaggio. Come l’insospettabile Fontana di Trevi, a pochi passi da stazione Barberini. La più fotografata, in ogni stagione dell’anno, fin dalle prime luci dell’alba. Affascina con i suoi giochi d’acqua e le sue statue colossali. Eppure quasi tutti ignorano che è frutto della premura dei Papi per gli abitanti di Roma e per i pellegrini provenienti da ogni dove. Occorre garantire acqua potabile, consolidare gli acquedotti, bonificare territori malsani, attrezzare spazi di accoglienza. Il Giubileo, di ieri e di oggi, è senza dubbio opportunità per sensibilizzare le coscienze e per prendere atto della stagione ecclesiale e civile che si sta attraversando e di conseguenza intraprendere decisivi provvedimenti sul piano sociale, pastorale, teologico e dottrinale, e tuttavia, quando si parla di Anni Santi, non possono mancare riferimenti alle implicazioni sociali ed economiche del piano urbanistico della Città eterna. Roma è da mesi un cantiere a cielo aperto. Si va dal lavoro di restauro delle principali meraviglie artistiche come il Baldacchino del Bernini e la Pietà di Michelangelo in san Pietro – che oggi avvolti nel telo schermante dei ponteggi fanno rimanere delusi i turisti – alla riqualificazione di snodi importanti della viabilità, del trasporto pubblico e di aree pedonali. Piazza San Giovanni con la sua vocazione spirituale e popolare e l’area di piazza Pia che collega Castel Sant’Angelo a San Pietro, per citare due delle principali opere in corso, saranno (speriamo) significativi centri di aggregazione riqualificati.

         Il pellegrinaggio ad Petri sedem raccoglieva un’istanza che veniva dal popolo. Evidentemente i pellegrinaggi non nascevano con il Giubileo indetto da Bonifacio VIII nel 1300. Roma è Città Santa prima del Giubileo! Girolamo, la domenica con gli amici andava in giro per le tombe dei martiri. Una forma di venerazione antica, nella quale si colloca con forza la centralità petrina, senza tralasciare tuttavia gli innumerevoli martiri che hanno lavato con il loro sangue la sacralità di Roma. Fin dalle catacombe si desiderava la loro compagnia, come scrive il grande papa Damaso nella cripta dei papi a S. Callisto:  «Se lo cerchi, sappi che qui riposa, unita, una schiera di Beati. I sepolcri venerandi conservano i corpi dei santi, ma la reggia del cielo ha rapito per sé le anime elette – e aggiungeva – anch’io qui avrei voluto essere sepolto, ma ebbi timore di disturbare le ceneri sante dei Beati».

         Nel 2025, forse, occorre avere timore non di disturbare le ceneri dei beati, ma di non disturbarle affatto. Di ridurre cioè la sacralità del Giubileo alla straordinarietà di un evento, anzi, di una serie di eventi. Di restare affascinati dall’apertura di una o più Porte Sante, senza ricordare che il Risorto, da sempre, ha la capacità di entrare «a porte chiuse» (e di stare) nella paura dei discepoli, per augurare la pace a fraternità insidiate.

         Ieri come oggi, i pellegrini giungono a Roma dai luoghi della non-pace. Per Amore e per Fede attraversano luoghi di conflitti personali e sociali. Occorre consegnare loro un salvacondotto: la Speranza che non confonde e che fa cogliere nel tempo la presenza viva dell’Eterno.

 

don Michele Martinelli

Assistente Nazionale

Settore Giovani Azione Cattolica Italia

“Sì!”, per sempre

Pubblicato il: sabato 14 Dicembre 2024

Come ripagare un giorno il Signore per tutte le cose buone che ha fatto per me?

“Alzerò il calice della salvezza e adempirò i miei voti al Signore, sì davanti a tutto il suo popolo” (dal Salmo 115).

Il giorno 7 dicembre 2024, durante la Messa vespertina dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, nella Cappella di Casa Madre a Vermicino, sr. Jifna Mary proveniente dall’India e sr. Jolie Solange proveniente dalla Repubblica Democratica del Congo, hanno emesso i loro voti perpetui nella congregazione delle Suore Missionarie dell’Incarnazione.

Una bella partecipazione di consorelle, amici e numerosi sacerdoti concelebranti, tra cui molti congolesi in Italia.

Sua Eccellenza Mons. Giuseppe Satriano, Vescovo di Bari-Bitonto, ha presieduto la celebrazione eucaristica, e il rito della consacrazione, ha trasmesso un messaggio pieno di speranza sia a noi religiose che ai molti fedeli presenti: “Dio non ci chiede tanto ma ci chiede tutto. Dobbiamo generare la vita che viene da Lui”.

 È stato per noi una grande gioia la presenza della nostra confondatrice Madre Anna Piu, della Madre Generale e delle sorelle provenienti da varie comunità.

Esprimiamo il nostro sincero ringraziamento a tutte voi, care sorelle, che ci avete sostenuto durante il cammino della formazione religiosa fino al nostro “sì” definitivo nella nostra Famiglia religiosa.  Ringraziamo il Signore perché ci ha scelto per essere portatrici del suo Verbo Incarnato e con affetto ringraziamo Madre Carla per aver colto con cuore aperto la chiamata del Signore, dando vita e inizio a questa Famiglia religiosa.

Dopo la celebrazione abbiamo vissuto un bellissimo momento di fraternità intorno ad una mensa ricca di pietanze di varie parti del mondo, preparati con tanto amore dalle nostre care sorelle.

Con questa piccola parola: “Grazie”, semplice ma ricca di valore, esprimiamo la nostra gratitudine.

Grazie per tutti i vostri gesti di amicizia, di affetto e di amore sincero. Non era solo la nostra festa ma di tutti. Grazie!

Non c’è amore più grande. Martirio e offerta della vita

Pubblicato il: giovedì 14 Novembre 2024

È questo il tema del Convegno organizzato dal Dicastero delle Cause dei Santi svolto presso l’Istituto Patristico Augustinianum di Roma dall’11 al 14 novembre.

La realtà del martirio continua a essere più che mai attuale. L’intento del Convegno ha approfondito questa realtà nei contesti del XXI secolo, e l’altra area di approfondimento ha riguardato la nuova fattispecie delle Cause di beatificazione e canonizzazione, ossia l’offerta della vita, approvata da Papa Francesco l’11 luglio 2017.

Mi rimane questa domanda: Siamo disposti, oggi, a dare la vita per Gesù? Un interrogativo che non può non lasciare inquieti, se solo si pensa per un istante a quanto avviene a milioni di cristiani in diverse parti del mondo. Quella sulla disponibilità a seguire Cristo fino a dare la propria vita è in effetti “una domanda che interpella tutti” e che “se per noi è quasi teorica”, per altri è tanto concreta da “accompagnarli ogni giorno”.

Le Conclusioni dei lavori sono state a cura di S. Em. Card. Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi. “Oggi, nella nostra parte d’Europa che include Roma, noi non abbiamo le persecuzioni e lo stesso Colosseo è il teatro per le nostre Via Crucis e celebrazioni giubilari per i ‘Nuovi Martiri’”; “abbiamo, però, l’indifferenza”, e qui, come spiega Papa Francesco nell’Esortazione Apostolica Gaudete et exsultate sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo, si tratta “di scherni che tentano di sfigurare la nostra fede e di farci passare per persone ridicole”, cosa che rende la parola della beatitudine evangelica attuale: non c’è persecuzione, ma c’è indifferenza, o derisione. E per il Pontefice “accettare ogni giorno la via del Vangelo nonostante ci procuri problemi, questo è santità”.

Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco durante l’Udienza ai partecipanti al Convegno ha ricordato che “per essere santi non occorre soltanto lo sforzo umano o l’impegno personale di sacrificio e di rinuncia. Prima di tutto bisogna lasciarsi trasformare dalla potenza dell’amore di Dio, che è più grande di noi e ci rende capaci di amare anche al di là di quanto pensavamo di essere capaci di fare”.

La Serva di Dio Madre Carla Borgheri ricorda “come nei primi tempi cristiani, i nostri fratelli affrontavano tutto con serenità, anzi con gioia, perché sapevano di seguire Gesù, così noi con la nostra vita quotidiana. La nostra meta è la santità, non lo dimenticate mai”.

Sr. Loreda Spagnolo

“LIFE”: una vita per il popolo

Pubblicato il: lunedì 11 Novembre 2024

“LIFE”: una vita per il popolo

Venerdì 8 novembre 2024 i fedeli della Parrocchia Beata Vergine Immacolata di Torvaianica, alla presenza del vescovo di Albano, Mons. Vincenzo Viva, del parroco Don Andrea Conocchia e del sindaco Veronica Felici, hanno accolto e ascoltato la bellissima testimonianza che il giornalista e vaticanista del TG5, Fabio Marchese Ragona, ha donato ai presenti sugli incontri avuti con Papa Francesco per la stesura del libro “Life. La mia storia nella Storia”.

In questo libro, afferma il Coautore, il Papa racconta la sua vita a cuore aperto partendo dalle sue origini, parlando anche di episodi molto intimi sulla sua famiglia, passando poi per eventi storici come la Seconda Guerra Mondiale, le dimissioni di Benedetto XVI, fino ai giorni nostri. “Lui (Papa Francesco) ci ha messo il cuore e io ci ho messo la penna” spiega il Vaticanista perché è la prima volta che un Papa decide di aprire il suo cuore a tutti.

Il Santo Padre ha accettato di realizzare questo libro per due ragioni, spiega Fabio Marchese Ragona: innanzitutto, vista la sua età, Papa Francesco ha visto e vissuto tante cose in 80 anni di vita e questa sua testimonianza vorrebbe che fosse d’esempio per i giovani affinché non si ripetano gli errori commessi nel passato. “È importante che ciascuno di noi faccia un lavoro di discernimento personale, di riaprire il libro della propria vita e rivedere tutto ciò che è stato, tutto ciò che abbiamo vissuto, tutto ciò che è stato compiuto di bello, di sbagliato, i peccati commessi, i traguardi raggiunti, i doni che abbiamo ricevuto. Un esercizio che andrebbe fatto prima che sia troppo tardi”, questa è la seconda e profonda ragione che offre Papa Francesco al Giornalista.

Fabio Marchese Ragona ha soprattutto voluto far cogliere alla comunità la personalità del Papa, sottolineando quanto sia importante conoscere prima la biografia di una persona perché questa permette di spiegare gesti, parole e scelte. Infatti, grazie ai racconti di Papa Francesco, il Giornalista ha così capito perché parla tanto di migranti, dei poveri, degli ultimi, degli invisibili, perché il Papa stesso viene da una famiglia di migranti e sa cosa significa vivere in mezzo alla povertà. Il Vaticanista ha inoltre sottolineato quanto sia umile e attento il Santo Padre verso le persone, ricordandosi proprio di tutto e tutti. Questo aspetto è stato confermato dal parroco don Andrea Conocchia che, nelle varie corrispondenze con il Santo Padre via mail e durante gli incontri alle Udienze Generali, ha sempre sperimentato la costante attenzione di Papa Francesco alla comunità parrocchiale di Torvaianica, ricordandosi di nomi e situazioni e ringraziando sempre il Parroco per l’operato svolto fin ad ora.

Anche il Vescovo, Mons. Vincenzo Viva, ha raccontato la sua esperienza e la sua visione della “Chiesa di Papa Francesco”. Il Vescovo afferma di essere contento di vivere questa stagione ecclesiale perché Papa Francesco ha una visione molto precisa di Chiesa, quella attenta per il popolo e pronta a condividere e a camminare con il popolo; insomma, una “Chiesa della prossimità e dell’immediatezza” senza troppi filtri perché siamo tutti fratelli. Riportando le parole di Mons. Vincenzo Viva: “In uno degli incontri svolti con i vescovi di recente nomina, Papa Francesco ci ha ricordato che il vescovo non deve stare davanti al gregge, ma in mezzo al gregge e a volte anche dietro. Questa immagine bella vuole dire che è una scelta popolare, cioè una scelta di una Chiesa che è missionaria, estroversa, che cerca di condividere il cammino delle persone del suo tempo, di rimettersi in dialogo con le persone”.

Francesca Amore

COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI

Pubblicato il: sabato 2 Novembre 2024

Il 2 novembre una ricorrenza di dolore, di morte o un giorno di speranza, e di nascita?  I primi cristiani definivano il giorno della morte, il giorno della nuova nascita!  Loro erano certi, che la morte non esistesse, e che, al contrario si nascesse due volte, e la seconda fosse per sempre. San Francesco nel suo cantico chiamava la morte  “sorella morte corporale”.  La morte che è stata sempre rappresentata anche nei testi sacri antichi con dei scheletri, il poverello d’Assisi la definiva “sorella”! Sorella, termine intrinseco di solidarietà e amore! In queste giornate feticismi, tradizioni pagane, hanno sempre calcato la mano, su scheletri, fantasmi ed altre false rappresentazioni della morte. Ma credo sia arrivato il tempo di affrontare una verità, spesso dimenticata, un quasi mistero sacro che spesso si perde nella superficialità del mondo moderno. La notte dei morti, è molto più che ricordare i nostri defunti, è un invito per ciascuno di noi, a vivere questa data, profondamente radicata nella nostra fede cristiana, come una notte di grande speranza, un richiamo alla preghiera, per chi abbiamo amato e che ora non è più con noi. In questi giorni abbiamo la possibilità di  aiutarli nel loro cammino verso la beatitudine eterna! Con la preghiera, oltre a metterci in contatto con loro,  riusciamo a donare  e ricevere pace e amore. Poiché è l ‘amore generato dalla preghiera, che supera ostacoli e barriere. Ed anche se quando li ricorderemo i nostri occhi luccicheranno un po’, come le stelle del cielo, noi abbiamo la consapevolezza come credenti in Gesù che niente finirà mai, e che un giorno siederemo tutti al banchetto del Padre.

In questa occasione mi piace ricordare Madre Carla, il primo novembre è la sua festa, ma anche lei come tutti i Santi,  ha vissuto il momento del trapasso, allora ricordiamola nelle preghiere di questi giorni  più che mai, affinché  dal Cielo possa intercedere  al Padre, per i nostri defunti e per la nostra umanità messa a dura prova dalle vicende del mondo!

USCIRE PER INCONTRARE

Pubblicato il: giovedì 31 Ottobre 2024

Ottobre, mese dedicato alla missione universale nella Chiesa, invita le comunità cristiane a riflettere sulla missione e a promuovere accoglienza, fratellanza e solidarietà; inoltre, per antica e secolare consuetudine, è anche il mese del Santo Rosario.

Per questo le Suore Missionarie dell’Incarnazione, presenti nella Casa di Accoglienza “Cardinal Pizzardo”, hanno avuto una bellissima iniziativa: recitare il Rosario nelle case delle famiglie di Torvaianica invitando anche conoscenti che, per svariate ragioni, non possono andare in chiesa. Come su insegnamento e desiderio di Madre Carla Borgheri, le sue figlie hanno testimoniato così l’Amore di Dio, incontrando e raggiungendo il prossimo.

È stato un gesto molto apprezzato che ha permesso alle famiglie di pregare, in modo particolare, per le intenzioni personali. Il Rosario è una preghiera potentissima che permette di ricevere delle risposte e ottenere Grazie. Ma soprattutto “Recitare il Rosario in famiglia è un momento di crescita spirituale sotto lo sguardo benevolo della Vergine Maria” (Benedetto XVI).

Questa iniziativa è stata anche un momento di condivisione e gioia perché si sono accorciate le distanze e si è vissuto in maniera ancora più profonda la fratellanza reciproca. Papa Francesco infatti, nell’Evangelii Gaudium, utilizza l’espressione “Chiesa in uscita” proprio per ribadire che bisogna farsi vicini all’umanità e offrire parole e gesti di speranza a tutti coloro che ne hanno bisogno.  «La Chiesa “in uscita” è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano» (Evangelii Gaudium, 24).

A conclusione di questo mese missionario la Parrocchia Beata Vergine Immacolata di Torvaianica ha condiviso e ascoltato la testimonianza di alcune Suore Missionarie dell’Incarnazione. Suor Assunta ha raccontato, ai fedeli presenti durante la Santa Messa del 27 ottobre 2024, la presenza nel mondo intero delle SMI spiegando che: “La missione è evangelizzare, portare la carità ed essere utili per gli altri portando l’amore di Cristo al prossimo”.

Francesca Amore

XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo

Pubblicato il: venerdì 4 Ottobre 2024

Oggi, 4 ottobre 2024, festa di San Francesco d’Assisi, la Seconda Sessione del 16° Sinodo dei Vescovi sulla Sinodalità continua il suo importante cammino a Roma.

Questo evento storico, che proseguirà fino al 27 ottobre, riunisce 368 partecipanti con diritto di voto, tra cui 54 donne, provenienti da tutto il mondo, per riflettere su come la Chiesa possa vivere in modo più profondo i principi di comunione, partecipazione e missione.

Papa Francesco ha sottolineato, fin dall’inizio del processo sinodale, l’importanza centrale dello Spirito Santo. Nel discorso d’apertura del Sinodo del 2021, ha affermato: “Il protagonista del Sinodo è lo Spirito Santo. Se non c’è lo Spirito, non ci sarà Sinodo”.

Questo ci invita ad aprirci non alle preferenze personali, ma a ciò che Dio vuole per la Chiesa.

In questo spirito, il Cardinale Mario Grech, Segretario Generale del Sinodo, ha ribadito che il Sinodo è soprattutto “un tempo di preghiera”,in cui il primo ascolto di cui abbiamo bisogno è quello del Signore e del Suo Spirito, che parla al cuore dei credenti.

Un aspetto centrale del Sinodo è la chiamata a riscoprire l’importanza dell’ascolto.

Questo tema trova grande risonanza anche nella figura della Serva di Dio Madre Carla, che ricorda quanto sia facile essere distratti dalla vita quotidiana e cosìperdere il contatto con di Dio:“Senza che noi ce ne accorgiamo, le cose occupano il nostro cuore e la nostra mente, e ci rendono sorde alla voce dolcissima di Dio”.

Tutti siamo chiamati ad unirci, in comunione e in preghiera, nell’invocazione dello Spirito Santo, affinché ci guidi nel discernimento di ciò che il Signore chiede oggi alla sua Chiesa e a camminare insieme, come Chiesa sinodale.

Il santo di Assisi ci ricorda la forza dell’umiltà, della povertà e dell’ascolto come strumenti potenti per vivere il Vangelo.

Preghiamo affinché’ il Sinodo, sostenuto dalla preghiera e dal discernimento comunitario, possa continuare a essere un segno visibile di comunione e di missione per la Chiesa universale.

Per seguire il Sinodo: Sinodo 2021-2024