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La Pasqua: un cammino della nostra storia

Pubblicato il: domenica 16 Aprile 2023

La massima espressione della volontà di Dio, in cui riposa la nostra fede, è la ‘‘Pasqua’’. Essa trova il fondamento soltanto nella somma verità, Gesù Cristo, il Figlio di Dio. Noi guardiamo la Pasqua come principio dell’esistenza cristiana; in essa ci è stata donata la pienezza dell’amore di Dio, manifestato nella croce. Questa croce è un’espressione della sofferenza del Signore, un Dio umile che ha perdonato coloro che lo accusavano. Perdonando, manifestò la pienezza della sua misericordia che da quel momento non ha chiesto il riconoscimento di tutta l’umanità perché dica: ‘‘abbiamo peccato, Signore’’ e così manifestare il suo amore e dare il perdono a tutti noi, Chiesa pellegrina. Lui perdona innanzitutto con un atto di volontà, anche se sofferente (Lc 23,34a). Solo dopo arriva la verità nel cuore, guardando il modo in cui il Signore fa la sua Pasqua sul legno della croce, una verità che produce meraviglie solo al pronunciarla (Mc 15,38).
Tutto ciò che è accaduto nell’ora del Signore è un’espressione di un amore totale, quell’amore che portò gioia a noi nel primo giorno della Settimana, quando Gesù risuscitò (Gv 20,1-10). Parlando della gioia, Papa Francesco ci esorta a non dimenticare coloro che sono tristi, come se vivessero una continua quaresima.
Ogni persona umana ha i suoi diritti, ma alcuni non credono più nell’umanità, a causa della giustizia che viene loro negata senza che nessuno venga in loro aiuto per trovare la strada che porti a una soluzione dell’ingiustizia e apra un cammino verso la gioia.
La Pasqua ha un senso importante per le suore Missionarie dell’Incarnazione, perché Madre Carla, l’amabile Fondatrice, la riteneva una festa fondamentale. Anzitutto, Madre Carla Borgheri aveva sempre con sé un crocifisso, non solo come distintivo del suo essere cristiana, ma come fondamento della sua fede; una fede che la teneva ben radicata nella sua storia, nella sua vita quotidiana. Madre Carla aveva ben presente la festa della risurrezione del Salvatore, nella quale trova senso ogni aspetto della nostra vita. Affermava sempre che Dio dall’eternità ha pensato a ciascuno di noi, ci ha visti, conosciuti e chiamati alla vita. Tutto questo lo ha fatto perché ci ama. E invitava sempre ad amare il Buon Gesù che sempre resta con noi, anche se tutti ci volgono le spalle. La Pasqua, così come l’Incarnazione, costituisce il centro unificatore di tutto il genere umano.
In verità, mi commuovo davanti al modo in cui Madre Carla concepisce la persona di Gesù, e collega i misteri della nostra fede, con l’Incarnazione. Gesù con la Sua gioiosa Risurrezione ci dà la speranza e la forza; insomma, come ribadisce Madre Carla, se Gesù è risorto anche noi potremo risorgere come ci ha promesso.
“Cosa importa se la strada per giungere alla risurrezione è il Calvario, anch’esso può divenire dolce se saliamo insieme a Gesù”. Le sue parole confortano e suonano come un invito a contemplare il calvario della nostra storia, delle sofferenze del mondo, soprattutto ad avere un pensiero al povero popolo ucraino che sta cercando in tutti i modi un momento di pace; ma la pace è quasi inesistente. Infatti anche quando il corpo è sano, tante volte il cuore non trova pace a causa delle sofferenze che lo affliggono.
Il testamento della Madre fondatrice è quanto mai attuale perché ci invita a fare della sequela di Gesù lo scopo della nostra vita, ognuno con il proprio stile di vita, anche quando il cuore è ricolmo di amarezza come lo era il suo nell’orto degli ulivi. Si deve procedere lungo questo cammino terreno con serenità, accettando le tante contrarietà.
Per finire, dobbiamo ricordare che la pasqua trova senso nella nostra vita, se la nostra vita trova senso nella Pasqua. Bisogna riconoscere che in Dio noi troviamo riposo, che noi siamo l’immagine del suo essere increato. La croce è dove il Signor morì e passò da questo mondo, compiendo la sua opera di salvezza. Ma continuiamo a cercarlo e Lui si farà trovare. Il vescovo di Ippona scrive che siamo stati fatti per il Signore e che il nostro cuore è inquieto finché non riposi in Lui. Tutto questo non è semplice da capire per la ragione la quale non vede la verità, ma è un fondamento che viene dalla fede, dono di Dio. Che la Pasqua del Signore rinnovi tutta la speranza dell’umanità che da sola non può trovare la vita, una vita di felicità che solo nel Signore risorto si può trovare!
Fr. Feliciano MS

“Non abbiate paura, non temete… è risorto”

Pubblicato il: sabato 8 Aprile 2023

La Pasqua di Risurrezione è la vita che vince la morte, il bene che sconfigge il male, è il macigno rotolato, con la consolante certezza che l’abisso della morte è stato varcato e, con esso, sono stati sconfitti il lutto, il lamento e l’affanno.

Con le parole di Don Tonino Bello, Pasqua, allora, sia per tutti il rotolare del macigno, la fine degli incubi, l’inizio della luce, la primavera di rapporti nuovi e se ognuno di noi, uscito dal suo sepolcro, si adopererà per rimuovere il macigno del sepolcro accanto, si ripeterà finalmente il miracolo che contrassegnò la resurrezione di Cristo.

Chi sono io, davanti a Gesù che soffre?

Pubblicato il: lunedì 3 Aprile 2023

Cari amici e amiche,
Vi invito ad iniziare questa Settimana Santa lasciandovi guidare da alcune parole che Papa Francesco ha pronunciato alcuni anni fa, in occasione della Domenica della Palme.
[Ascoltando il racconto della Passione di Gesù], ci farà bene farci soltanto una domanda: Chi sono io, davanti al mio Signore? Chi sono io, davanti a Gesù che entra in festa in Gerusalemme? Sono capace di esprimere la mia gioia, di lodarlo? O prendo distanza? Chi sono io, davanti a Gesù che soffre?
Abbiamo sentito tanti nomi, tanti nomi. Il gruppo dei dirigenti, alcuni sacerdoti, alcuni farisei, alcuni maestri della legge, che avevano deciso di ucciderlo. Aspettavano l’opportunità di prenderlo. Sono io come uno di loro?
Abbiamo sentito anche un altro nome: Giuda. 30 monete. Sono io come Giuda? Abbiamo sentito altri nomi: i discepoli che non capivano niente, che si addormentavano mentre il Signore soffriva. La mia vita è addormentata? O sono come i discepoli, che non capivano che cosa fosse tradire Gesù? Come quell’altro discepolo che voleva risolvere tutto con la spada: sono io come loro? Sono io come Giuda, che fa finta di amare e bacia il Maestro per consegnarlo, per tradirlo?
Sono io come Pilato? Quando vedo che la situazione è difficile, mi lavo le mani e non so assumere la mia responsabilità e lascio condannare – o condanno io – le persone?
Sono io come il Cireneo che tornava dal lavoro, affaticato, ma ha avuto la buona volontà di aiutare il Signore a portare la croce?
Sono io come quelli che passavano davanti alla Croce e si facevano beffe di Gesù: “Era tanto coraggioso! Scenda dalla croce, a noi crederemo in Lui!”.
Sono io come quelle donne coraggiose, e come la Mamma di Gesù, che erano lì, soffrivano in silenzio?
Sono io come Giuseppe, il discepolo nascosto, che porta il corpo di Gesù con amore, per dargli sepoltura?
Sono io come le due Marie che rimangono davanti al Sepolcro piangendo, pregando?
Dov’è il mio cuore? A quale di queste persone io assomiglio? Che questa domanda ci accompagni durante tutta la settimana.

Domenica delle Palme

Pubblicato il: domenica 2 Aprile 2023

Gesù entra in Gerusalemme ed il suo è un ingresso “trionfale”, come si addice a un vero Re di pace.
Impariamo ad accogliere anche noi Gesù, che seduto su un asinello ci ha insegnato che non serve molto per dimostrare il proprio valore: l’amore verso il prossimo è il dono più grande che possiamo fare agli altri!

Grandi cose ha fatto il Signore!

Pubblicato il: sabato 1 Aprile 2023

Carissimi lettori, dalle comunità dell’India vogliamo condividere la gioia che abbiamo vissuto con la Solenne celebrazione dell’Annunciazione di nostro Signore. Come Maria, due delle nostre sorelle, Sr. Sonali Nayak e Sr. Vipil Josna Alumparambil, hanno pronunciato il loro “Sì” offrendo la loro vita al Signore.

La Santa Messa è stata celebrata nella cappella di Cochin da padre Martino PMI e da altri sacerdoti. La Chiesa era piena di religiose e di tanti fedeli. I genitori e i famigliari delle professe hanno partecipato con una particolare commozione, felici di aver donato la loro figlia al Signore.

“Il Verbo che si è fatto carne” e continua ad attirare giovani verso di Lui per proclamare l’amore Incarnato a tutta l’umanità.  Madre Carla dal cielo avrà gioiato insieme a noi; ora le sue figlie continuano a portare avanti la sua eredità spirituale.

Preghiamo per lei e chiediamo a lei la sua intercessione!

Il Verbo si è fatto carne

Pubblicato il: venerdì 31 Marzo 2023

Con grande gioia la comunità  SMI del Vietnam, insieme alla Chiesa Madre abbiamo celebrato la festa dell’Annunciazione di nostro Signore. Nella nostra piccola Cappella abbiamo celebrato la solenne S. Messa, con semplicità ma piena di amore e di ardente preghiera.

In questo giorno tre delle nostre Postulanti sono entrate in Noviziato.  Come Maria, anche loro hanno pronunciato il loro Sì al Signore per iniziare il cammino della vita con Gesù. La nostra gioia è stata immensa!

Un grazie di cuore a tutti i Padri e i parrocchiani che hanno partecipato alla nostra gioia. Per tutti loro chiediamo al Signore la sua benedizione e di concedere la sua pace.

Gesù Verbo Incarnato benedica tutti!

Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua Parola

Pubblicato il: sabato 25 Marzo 2023

La solennità dell’Annunciazione è una grande festa della Chiesa e nella Chiesa, essa racchiude in sé il “si” della Madre e quello del Figlio «Ecco Signore, io vengo per fare la tua volontà» Eb 10,7; allo stesso tempo questo “si” continua nella Chiesa tramite i martiri e i santi, e naturalmente in ogni cristiano che vuole rispondere positivamente alla sua vocazione che anzi e prima di tutto è un dono di Dio e una missione da realizzare con la nostra vita perché ci impegna e ci mette in cammino.

L’Annunciazione ha nel cuore il mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio, cioè con Gesù Cristo, Dio assume la forma dell’uomo (Fl 2,7): il “vero Dio, vero uomo” è al centro della confessione di fede. Gesù ci viene incontro per salvarci, per redimerci e riscattarci; tuttavia non viene in forma misteriosa e con potenza, viene da una donna nella debolezza e nell’umiliazione fino alla morte. Come primogenito, immagine del Dio invisibile, egli è ristabilimento dell’uomo all’immagine del creatore (Col 1, 15-20).

L’importanza della memoria liturgica già fu messa in evidenza dalle parole di Abramo di Efeso, vescovo nel secolo VI, il più antico testimone della celebrazione stessa, quando in una sua omelia affermò: «Grande e celebre è questo giorno, né vi è discorso capace di illustrare l’amore che oggi Dio ha dimostrato agli uomini. Oggi si è compiuto il disegno stabilito prima dei secoli». Si tratta della più antica testimonianza di una celebrazione dell’Annunciazione al 25 marzo, e non più nel periodo immediatamente precedente il natale, come una volta si faceva.

Questa bella testimonianza pone in evidenza il legame tra l’Annuncio e l’incarnazione, realtà che trovano il suo compimento nel dogma cristologico perché intrinsecamente uniti e senza confusione. Ciò che segue desta questa verità: «se il mistero dell’incarnazione del verbo di Dio nel grembo della vergine Madre appartiene al patrimonio originario della nostra fede, la sua celebrazione costituisce il riflesso dell’approfondimento compiuto intorno al dogma cristologico». A ragione Paolo VI scrisse che l’Annunciazione «era ed è festa congiunta di Cristo e della Vergine: del Verbo che si fa “Figlio di Maria” (Mc 6,3), e della Vergine che diviene Madre di Dio» e in cui la Chiesa viene concepita.

«Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua Parola, “è la frase che riassume il senso di questa celebrazione”. La risposta di Maria all’Angelo si prolunga nella Chiesa, chiamata a rendere presente Cristo nella storia, offrendo la propria disponibilità perché Dio possa continuare a visitare l’umanità con la sua misericordia»

Le suore Missionarie dell’Incarnazione mosse dallo Spirito Santo vivono questa festa, o meglio questo evento con grande rilevanza attraverso la consacrazione all’amore che è Cristo stesso e la contemplazione di Maria, vergine e modello di ogni santità, sacrario della nuova umanità, che col suo ‘fiat’ apre le porte della salvezza a ogni uomo ferito dal peccato. Guardare Maria è camminare verso Gesù, la pienezza e sorgente della santità, perché alla santità siamo chiamati, anzi come dice Madre Carla la santità è il perché della nostra vita, quindi in ogni nostro gesto, dire e fare siamo invitati a seguire l’esempio di Maria nell’abbandono di sé e nel fidarsi di Dio, la cui misericordia ci accoglie sempre e non ci respinge né ci tradisce.

Il grembo di Maria- che al dire di S. Ambrogio di Milano, è l’aula coelestium sacramentorum, racchiudendo il Verbo di Dio fatto carne, racchiude la summa misericordiarum.

Celebrare l’Annunciazione del Signore è lodare la santissima Trinità per le meraviglie operate in Maria.

In questa grande festa dell’Annunciazione rivolgiamoci ancora una volta a Maria la regina della pace perché interceda per noi e soprattutto chiediamo specialmente che ci ridoni la pace in modo particolare ai paesi che tuttora sperimentano la triste realtà della guerra, in modo tale, che convertiti ci amiamo come veri fratelli e insieme costruiamo l’armonia estinguendo di mezzo la sofferenza e l’oppressione.

Il signore faccia di noi testimoni autentici della sua misericordia, per intercessione di Madre Carla, per la gloria della Santissima Trinità. Amen

L’angelo del Signore portò l’annuncio a Maria, ed ella concepì per opera dello Spirito Santo!

                                                                       –  Frederico Muhep Missionari della Salette

San Giuseppe nella Chiesa Cattolica Vietnamita

Pubblicato il: domenica 19 Marzo 2023

San Giuseppe è lo sposo di Maria e il custode di Gesù. È spesso chiamato dai vietnamiti San Giuseppe Lavoratore, San Giuseppe o Giuseppe di Nazareth.

Già nel XVII secolo, papa Innocente XI, su richiesta dei vescovi missionari orientali, canonizzò Giuseppe patrono del Vietnam e dei paesi limitrofi. Fu padre Dac Lo il pioniere nella scelta di San Giuseppe come patrono della Chiesa vietnamita. E L’11 ottobre 1997, nella lettera della Conferenza Episcopale del Vietnam in occasione dell’incontro annuale tenutosi ad Hanoi il 6 novembre 1997, si confermava all’unanimità di onorare Giuseppe come patrono della Chiesa cattolica vietnamita.

Padre Dac Lo raccontò una storia su San Giuseppe: “Il 12 marzo 1627, festa di San Gregorio, io e fratello Anton Marques scendemmo dal treno ad Aomon per andare nel Tonchino. Abbiamo attraversato il mare navigando tranquillamente fino a sabato pomeriggio. Quando si preparava ad entrare in mare a Thanh Hoa, improvvisamente scoppiò una tempesta con molte immagini mostruose che spaventarono tutti. Ma il giorno dopo era la festa di San Giuseppe, il mare era calmo e le onde erano calme, la figura mostruosa era scomparsa, così entrammo sani e salvi dalla porta del mare. Quella porta, la gente del posto la chiama Bang gate (Thanh Hoa), ma noi l’abbiamo chiamata la porta di San Giuseppe, in segno di gratitudine nei suoi confronti per averci aiutato ad arrivarci sani e salvi”.

Fin dall’inizio, quando è stato predicato il nuovo Vangelo, la Chiesa vietnamita ha reso omaggio a San Giuseppe. La maggior parte degli uomini cattolici vietnamiti prende il nome di Giuseppe come nome ufficiale o santo patrono. Molte chiese e conventi sono posti sotto il patrocinio di San Giuseppe. Quasi tutte le chiese hanno un altare a San Giuseppe uguale alla Madonna. Molte chiese costruiscono anche dei monumento a San Giuseppe nel terreno della chiesa affinché i parrocchiani possano adorare e pregare a San Giuseppe. È difficile fare statistiche in tutto il Vietnam, dal nord al sud, quante sono le parrocchie a lui dedicate e sono tanti che scelgono il suo nome, quindi la festa di San Giuseppe viene  celebrata con grande solennità e festeggiamenti.

San Giuseppe era un uomo giusto, discreto e concreto. Ci sono molti che dicono e non fanno;  altri dicono una cosa e ne fanno un’altra.  San Giuseppe appartiene a coloro che fanno le cose in silenzio.  Non parlava, ma nel silenzio ascoltava e prontamente obbediva ciò Dio gli chiedeva: “Quando si svegliò, Giuseppe fece come gli aveva comandato l’angelo”.

Madre Carla invita tutte noi Suore Missionarie dell’Incarnazione a imitare San Giuseppe, come persona speciale nel piano salvifico di Dio. Anche se taceva, la sua missione nel piano salvifico di Dio era grande.  Egli conduceva una profonda vita interiore: nel silenzio era in stretto contatto con Dio, ascoltando la sua volontà, e nel silenzio compiva fedelmente ciò che Dio voleva.

Auguri a tutti i papà del mondo!

Silence speaks!

Pubblicato il: domenica 19 Marzo 2023

The world and its history always search after the victorious deeds of people and the fame of names. But how does the silence make a man in the history renowned and fortune?  St. Joseph has divulged the divine secret in unveiling the silence. He is the only prominent figure who stuck the history of humanity with his grace of silence by opening the door for the mystery of Incarnation. God manifests himself in the moment of silence. God spoke to Joseph and he listened to God in silence. Pope Francis would confirm that Joseph’s silence is not a mutism or taciturn but it is a humble submission and confirmation of the readiness for the divine call. It is an offering with full of listening. “the Father spoke a word and it was his Son”, writes St. John of the Cross. The mystery of God invariably manifests in eternal silence. There is no wonder why Jesus loved the lonely place and spaces of silence. Because, he was brought up in the ‘school of the house of Nazareth’ with the daily examples of Joseph and Mary. It might have been the reason that Joseph disappears from the scriptural scenes silently after the story of Christ’s birth and Passover in Jerusalem at age of twelve.

Silence is not only a buffer zone but it frightens and challenges. The scripture does not utter a single word by St. Joseph of Nazareth, the humble carpenter. It might have been difficult for him to be the protector of the Word of God but even then, being a ‘just’ man, God makes him to say ‘yes’ to the eternal plan to be Mary’s husband and foster father of Jesus. In this sense, the salvific history is incomplete without the account of the ‘shield’ of the holy family.

Even in his darkest hours and midst of trials, after learning of Mary’s pregnancy, Joseph remained to be man of character. He himself did not fully understand the circumstances surrounding Christ’s conception and birth. But he was able to love what he did not fully understand. His sanctity and faith revealed in this love. The fullness of faith that bears in his heart combined in silence with action. He did not speak but demonstrated what Jesus once told his disciples, ““Not everyone who says to me, ‘Lord, Lord,’ shall enter the kingdom of heaven, but he who does the will of my Father who is in heaven” (Mt: 7/21). It is a virtue that acquired and fostered in his heart with humility that prompts him quietly draw back and silently obey the will of God. A vocation, completely in silence!

George Sinesh Karuppalyil SJ

Solenne celebrazione eucaristica a conclusione del Giubileo per i 100 anni dalla nascita della serva di Dio madre Carla Borgheri.

Pubblicato il: mercoledì 8 Marzo 2023

Domenica 26 Febbraio 2023 ore11:00

Nella cornice del santuario di San Cosimo alla macchia di Oria (BR) domenica 26 Febbraio, prima domenica di Quaresima, ci siamo trovati insieme per la celebrazione della messa e per concludere l’anno giubilare della nascita di madre Carla Borgheri, fondatrice delle Suore Missionarie dell’Incarnazione e dei Padri Missionari dell’Incarnazione. A celebrato S.E. mons. Vincenzo Pisanello vescovo di Oria, e con l’occasione si sono susseguite anche alcune testimonianze, inaugurazione e benedizione di una lapide della sala ex.

Per madre Carla l’11 dicembre 2022 è iniziato il processo di beatificazione a Frascati nella cattedrale di San Pietro.

Nell’editto del vescovo mons. Raffaello Martinelli scriveva: “su ispirazione dello Spirito Santo madre Carla ha voluto incarnare il suo carisma al grande mistero dell’incarnazione e ha cercato di rendere visibile nella chiesa e nel mondo i tratti caratteristici di Gesù”.

La madre nel 1993 ha accolto la richiesta di mons. Armando Franco per il servizio al santuario dei Santi Medici per l’accoglienza dei pellegrini e l’animazione liturgica. Madre Carla amava sostare al santuario e implorare grazie per tutti i fedeli e i pellegrini che vi si recavano. Amava dire che “la santità è il perché della nostra vita”.

Chi scrive deve molto a madre Carla perché attraverso le sue suore in servizio permanente come Congregazione dell’Incarnazione madre Josephine, suor Jndù e suor Elizabeth, che Dio le benedica sempre, al santuario hanno creato le condizioni ideali per la mia conversione definitiva e profonda con i modi canonici ispirati dalla madre che sono accoglienza e ascolto.

Quando suor Loreda ha presentato all’assemblea i tratti salienti della vita di madre Carla ha posto l’accento sulla sua umanità e vita missionaria.

Pareva che ascoltare suor Loreda, conoscessimo da sempre madre Carla nonostante non l’avessimo mai incontrata e parlato con lei, e sentivamo il suo forte invito ad andare avanti con forza e determinazione.

Come tutti i santi e i beati hanno iniziato da soli, anche madre Carla avrà vissuto quell’esperienza, e da quello che si legge e ascoltato, lei con i suoi intenti e dell’amore di Dio reincarnato a ispirarvi ha dispensato accoglienza e positività nel mondo ovunque andasse.

Sì perché penso fosse innanzitutto una persona positiva e propositiva facendo della santità il senso della vita… e il nostro…

L’emozione e la partecipazione in primis delle suore della Congregazione che occupavano tre file nei banchi della Chiesa, si percepiva nell’aria e si toccava con mano.

Ogni qualvolta si pronunciava o si faceva riferimento a madre Carla la sua presenza la avvertivamo tutti e la voglia di renderle merito acquistava sempre più vigore man mano che la celebrazione andava avanti. Era un crescendo Rossiniano.

Un intervento finale molto sentito è stato fatto anche dalla madre generale madre Carmela Cataldo, in linea di successione a madre Carla e madre Anna Piu.

Madre Carmela ha sottolineato i tratti e il lavoro continuo e incessante fatti in trent’anni di presenza al santuario di San Cosimo alla Macchia.

La messa è finita con l’invito di don Mino, vicedirettore del Santuario, a recarsi tutti dopo la celebrazione di S.E. Vincenzo Pisanello presso la sala ex voto, per benedire, inaugurare e intitolare la medesima sala a madre Carla. A me piace pensare che una parte di oggetti e testimonianze di miracoli fatti per intercessione dei Santi Medici siano stati portati da fedeli per le preghiere incessanti della madre a loro sostegno. Io sono stato testimone oculare della passione e abnegazione faticosa e meticolosa di donne e uomini volontari, che hanno fatto sì che si sistemasse e si finisse il tutto a tempo di record per dare alla sala ex voto un volto nuovo, degno di una grande donna e “santa”, ora serva di Dio. L’intervento con tutti incerchio alla presenza della gigantografia di madre Carla, del direttore del Santuario don Franco Depadova a cui va il ringraziamento decisivo per la realizzazione di tutto insieme a quelle del vescovo, hanno lasciato il segno nei cuori dei presenti, e noi presi dall’emozione nel cuore eravamo al settimo cielo, testimoni di un evento unico.

Infine siamo stati invitati tutti nelle sale del santuario per un piacevole aperitivo offerto gentilmente e preparato deliziosamente.

Si era lì tutti felici e commossi con il pensiero a madre Carla, certi che la sua presenza fosse in mezzo a noi per ringraziarci della degna giornata, con la sua ben nota umiltà e allegria.

Grazie madre Carla!

Continua a pregare per noi.

Mimmo Buccolieri