Ogni anno, il mese di Ottobre ci offre l’opportunità di riflettere sulla missione, ci immerge in un viaggio speciale, un percorso di animazione missionaria coinvolgente per la Chiesa Cattolica in tutto il mondo. Questo straordinario itinerario culmina con la celebrazione della Giornata missionaria mondiale, quest’anno celebratasi il 22 ottobre. Il tema scelto è stato: “Cuori Ardenti, Piedi in Cammino”; ispirato dal racconto dei discepoli di Emmaus nel Vangelo di Luca, un invito a vivere la missione con passione e determinazione. Questo brano del vangelo di Luca ci ricorda che la vita cristiana è un cammino, una strada, un percorso da fare insieme, fiduciosi nel Signore. E’ un cammino impegnativo che dura una vita, infatti non basta solo conoscere Gesù, bisogna entrare in rapporto di comunione con Lui e riempirsi di Lui, perché è Lui stesso che ci sostiene attraverso lo Spirito Santo, che riscalda i cuori e anima lo spirito ad andare avanti. Solo chi cammina, conosce le barriere e le difficoltà del cammino. Il percorso missionario a maggior ragione, non si racchiude in un mese, è una strada da percorrere per l’intera vita perché la nostra vita è chiamata ad essere un apostolato.
Ovvio che non si tratta semplicemente di un cammino geografico ma anche e soprattutto di un cammino spirituale, dove prima di tutto riempiamo noi stessi attraverso l’ascolto, la riflessione e il confronto quotidiano della Parola per essere in grado poi di portare agli altri quella conoscenza pregna dell’Amore di Dio.
La diocesi di Roma avendo organizzato una straordinaria Veglia Missionaria presso la Basilica di San Paolo fuori le Mura, tenutasi il 21 ottobre, intendeva proprio questo, come chiesa Madre che presiede alla carità: riportare la verità evangelica della Chiesa in uscita, dove possiamo trovare evangelizzatori ed evangelizzati e mai funzionari, dove possiamo trovare dei servitori e non dei Padroni. È stata una serata carica di emozioni, preghiera e testimonianze toccanti.
Durante la veglia, abbiamo ascoltato tre storie straordinarie. La prima, è stata quella di padre Pier Luigi Maccalli, che ha reso omaggio al coraggio e alla fede di un missionario rapito in Niger da estremisti islamici, trascorrendo oltre due anni in prigionia. La sua testimonianza è un inno alla forza dello spirito umano e alla fiducia in Dio. La seconda testimonianza è stata di suor Gabriella Bottani, una missionaria comboniana, la cui storia è stata segnata da un tragico attentato terroristico in Mozambico, in cui è stata uccisa sua zia suor Maria De Coppi. Infine, Francesca Battilocchi, una ragazza, giovane di 22 anni, che ha condiviso la sua esperienza di un viaggio missionario a Nairobi con l’Associazione Giacomogiacomo. La sua storia dimostra che la missione non ha età, e chiunque può fare la differenza, elemento essenziale perché ciò avvenga è: l’essere radicati in Dio, il contenuto della missione, nel quale la missione trova senso, trova in Lui la fonte e il culmine.
Durante la veglia, c’è stato anche un momento toccante in cui noi, Suore Missionarie dell’Incarnazione, abbiamo eseguito una danza su una canzone chiamata “Joganiya”. Questa canzone parla di un amore profondo e devoto, simboleggiando il desiderio di una connessione eterna con il Divino. La danza è stata un modo straordinario e originale per esprimere questa profonda connessione con il divino attraverso il movimento e l’arte. Come sappiamo l’arte è l’espressione della bellezza e dell’armonia.
Il cardinale Angelo De Donatis ha consegnato il mandato e una Croce a coloro che si preparano a partire in missione, sia religiosi che laici. In questo momento ha sottolineato l’importanza della missione nella Chiesa e l’invito a tutti ad essere parte attiva in questo straordinario viaggio di fede.
Alla fine della serata possiamo dire che la Basilica di San Paolo ha accolto il mondo intero. Abbiamo ascoltato le voci provenienti da ogni angolo della terra. Questo ci ha fatto riflettere su ciò che rende speciale il nostro mondo. La risposta sta nella scelta di rimanere con uno sguardo ben definito, anche quando sembra più facile andarsene. Stare può essere il contrario della missione, che spesso è associata a partire, ma è importante ricordare quanto sia cruciale anche il fermarsi e dare un significato alla nostra presenza qui nell’attimo presente. Questa è la vera essenza dell’ottobre missionario: cuori ardenti, pronti a mettersi in cammino.
Per concludere non possiamo che ringraziare Dio Padre per questa ulteriore occasione di crescita spirituale donataci.